lunedì 26 marzo 2012

La Juve batte l'Inter : 2-0


Bella Juve quella scesa in campo nel secondo tempo di ieri sera .
Già , perchè nel primo , l'Inter stava giocando meglio , destando preoccupazione e sorpresa ai tifosi bianconeri .
Poi all'improvviso un angolo di Pirlo , e Caceres lasciato tutto solo la insacca di testa .
Il momento più bello però arriva qualche minuto dopo , quando a mettere la palla in rete , stavolta è la bandiera della Juventus , Alessandro Del Piero , su assist di Vidal .
Gran serata per gli oltre 35000 tifosi presenti , che nel pre-partita avevano anche preparato una bella coreografia in onore della partita .

sabato 24 marzo 2012

Articolo 18 e licenziamento

Facciamo il punto della situazione con Michele Piccari, avvocato del lavoro, sulle modifiche appena avvenute riguardo all'articolo 18, di cui tanto si parla ultimamente, rispetto al tema del licenziamento 

Recentemente sono state rese note le prime modifiche al tanto discusso articolo 18. Ogni fonte di informazione sembra dire una cosa diversa e spesso in modo confuso. D.it ha consultato in merito Michele Piccari, avvocato del lavoro nonché uno degli esperti del nostro sito che spesso dà risposte e pareri alle utenti. 

Com'è stata la situazione finora rispetto al licenziamento ingiustificato?
Se il giudice appura che il licenziamento è ingiustificato ci sono sempre stati reintegrazione nel posto di lavoro e risarcimento del danno parametrato a tutte le retribuzioni perse, come se il rapporto di lavoro non si fosse mai interrotto, nelle imprese con più di 15 dipendenti.

Quando il licenziamento è considerato illegittimo?
Una causa di illegittimità è la comunicazione solo verbale del licenziamento. Il motivo deve essere reale e non inventato (ad esempio, si chiude un reparto e di conseguenza si manda via chi ci lavora); “l'onore della prova”, inoltre, va al datore di lavoro e sempre lui deve dimostrare di aver assolto all'obbligo del “ripescaggio”, cioè dar prova di non essere riuscito a inserire in nessun altro ruolo il dipendente licenziato. 

Si parla anche di licenziamento “discliplinare” ed “economico”, in cosa consiste esattamente?
Si definisce “disciplinare” il licenziamento che avviene per colpa del lavoratore che viola qualche norma all'interno dell'azienda. Mentre col termine “economico” ci si riferisce a una causa esterna, come la crisi dell'economia. In questo caso il datore di lavoro deve mostrare i bilanci e tutto ciò che prova lo stato di crisi della propria azienda.

E, invece, in cosa consistono le modifiche di recente apportate all'articolo 18?
Il licenziamento per motivi discriminatori è nullo quando una donna è in gravidanza fino a un anno di età del bambino. In questo caso ci sarà, com'è però sempre stato, il reintegro della donna anche nelle aziende con meno di 15 dipendenti. Lo stesso vale per il matrimonio: non si può licenziare dipendenti in concomitanza col loro matrimonio, ovvero dalla data delle pubblicazioni (180 giorni prima delle nozze) fino a un anno dopo il giorno del matrimonio. Questo finalmente tutelerà soprattutto le donne, che vengono troppo spesso viste dalle aziende come una “minaccia” (alle nozze è, infatti, facile che segua una gravidanza). Le modifiche riguardano anche l'illegittimità del licenziamento economico e di quello disciplinare: nel primo caso, il giudice ordinerà il pagamento di un'indennità risarcitoria pari a 15-27 mensilità; mentre nel secondo caso il giudice deciderà tra reintegrazione (nei casi di grave illegittimità) e indennizzo tra le 15-27 mensilità. 

Lei per il momento cosa ne pensa di questa riforma in fieri?
L'enfasi sulla discriminazione fa quasi sorridere: non è praticamente mai possibile provare un licenziamento discriminatorio. E quindi i datori di lavoro meno onesti ora potranno licenziare fingendo si tratti di un motivo economico e scatterà quindi solo l'indennità e non la reintegrazione del dipendente, quindi riusciranno a licenziare il dipendente. Mentre con il vecchio articolo 18 c'erano pochissime reintegrazioni, ma solo grazie a una modifica del 1990, per cui si poteva scegliere se reintegrare il dipendente o pagargli 15 indennità (15 mesi di stipendio). Questa riforma si presta quindi all'abuso, però crea anche i presupposti per una maggiore occupazione, quando ci saranno le condizioni per una crescita economica, ovvero quando aumenterà la domanda di consumo dei cittadini e quindi anche la produzione da parte delle imprese. Il documento di tre pagine che illustra le modifiche finora apportate termina, infine, con la seguente frase quasi sibillina (con tanto di punto interrogativo) “Per i licenziamenti collettivi c'è un rinvio all'art. 18, comma 9 (nuovo test) da parte dell'art. 5, comma 3, 1 223/1991?”. Si presuppone quindi nuove norme riguardo al problema dei licenziamenti collettivi. Staremo a vedere.  

giovedì 22 marzo 2012

Storie d'italiane all'estero

Se ne parla spesso: mollare tutto per andare a vivere all'estero. Tre italiane lo hanno fatto scegliendo Parigi come porto d'approdo. E hanno avuto successo. Qui ci raccontano la loro storia.

Elisa Nalin, un look vincente Quando si scopre la propria passione è difficile tornare indietro, anche se la strada verso il successo è in salita. Elisa Nalin ha avuto la sua illuminazione, quando, durante una fashion week londinese, Lucinda Chambers, la mitica direttrice di Vogue Uk, la guardò dall’alto al basso e le disse « tu devi fare la stylist».
La ragazza, si era già messa sulla strada giusta. Dopo il diploma allo Ied di Milano, aveva lavorato due anni da Costume National fino a ricevere la proposta di diventare la nuova direttrice creativa della linea di scarpe Samsonite. Un privilegio, considerata la sua giovane età, che non poteva rifiutare. Elisa accettò, ma intanto covava un altro sogno, quello di diventare stylist. L’incontro con la direttrice dell’autorevole giornale, l'ha convinta a seguire la sua vera passione. Poi, il caso le ha fatto incontrare lo stylist Hector Castro che l'ha voluta come sua assistente. L'incontro è avvenuto in un bar davanti al Centro George Pompidou, perché intanto, a 22 anni, Elisa si era trasferita a Parigi.
«Sono dieci anni che abito qui, questa città mi meraviglia sempre" racconta Elisa. "Percorri una strada e sei in Cina, giri l’angolo e scopri l’Africa. Per non parlare di Belleville, dove abito, mi piace perché è rimasto un quartiere popolare. A Milano, nelle strade, le persone mi sembravano sempre tutte uguali. »
Basta entrare a casa sua per capire che quello di Elisa è un mondo speciale, in cui primeggiano colore e oggetti rari. La costante ricerca di uno stile. Una collezione di Snoopy seduta in fila sul frigorifero, che è diventato la base per un collage con referenze visive di ogni tipo. Tra il caffè, le spezie e l’aceto, spuntano i mini-ombrellini che si mettevano sui panini dei compleanni della nostra infanzia. Incredibile che esistono ancora tali oggetti nel mondo dell’usa e getta, Elisa spiega: «Trovo tutte queste cose ai Vide Greniers, mercatini dell’usato dove le persone vendono tutto quello che trovano in casa. E mi lascio catturare dai particolari».
Elisa ha una luce speciale negli occhi, è solare e, forse perché suo marito Julien Labrousse è il patron del Trianon e dell’Hotel du Nord, locali di tendenza a Parigi, è sempre circondata da gente interessante. «Mi sono accorta che la gente ha più voglia di venire a parlare con me da quando sono Buddista».
Certo non è sempre stato tutto così facile per lei: « Vivo la mia vita e la mia famiglia tra un aeroporto e l’altro, e da quando ho avuto mio figlio Lucio, che oggi ha due anni, il lavoro è anche triplicato. Le editors mi chiamano per occuparmi degli shooting che hanno per tema le stampe. Sono anche consulente per un designer cinese che vuole dare un twist europeo alle sue collezioni e per questo sono spesso in volo per la Cina». Quando le chiedi se farebbe altre scelte se potesse tornare indietro lei risponde: «Se mi stancassi di questa vita, aprirei un agriturismo in Italia. Ma il mio è un lavoro che dà molte soddisfazioni e che mi permette di vedere gente di tutti i tipi. Faccio questa vita perché l’ho scelta. Ho scelto in base a ciò che amo fare, ho seguito il mio intuito e le mie passioni. A volte la vita del freelance può sembrare difficile ed incerta, ma il mio consiglio per chi ha talento è di essere forti e non scoraggiarsi mai”.

Laura Zavan il meglio dell’Italia a tavola
C’è chi ha un sogno nel cassetto, c’è anche chi, semplicemente, decide di vivere di ciò che ama fare. Laura Zavan è un’autrice e stilista culinaria specializzata in cucina italiana, che vive nella capitale francese da più di 15 anni. Per il lancio del suo nuovo libro, « Pizza », sono andata a trovarla da Cocotte, un posto di ritrovo per gli appassionati di gastronomia: il suo libro non è solo una guida alla preparazione, ma anche un carnet d’indirizzi giusti per comprare gli ingredienti autentici.
È cresciuta a Treviso, dove la zia le trasmetteva i segreti della buona cucina italiana. Non solo apprezzava gli insegnamenti della zia, Laura amava anche la convivialità che si creava attorno ad un tavolo di piatti ben riusciti. A Treviso cominciò a seguire i corsi della cuoca Renzia Sebelin. A 29 anni dopo un’esperienza lavorativa da buyer per una catena di negozi d’abbigliamento di Treviso, decide di volare a Parigi, una città sensibile al gusto e alla bellezza.
Una gavetta di sei anni nei migliori ristoranti della città la fa familiarizzare con la cucina francese e in breve tempo Laura diventa responsabile cucina da Ladurée Printemps. Un giorno il celebre chef Alain Ducasse, la chiama nel suo ristorante lo “Spoon”, ma Laura si rende conto che quello che cerca è qualcos’altro. « Quello della ristorazione dei grandi cuochi è un ambiente militare, molto duro. Capii che era il momento di diventare indipendente».
Durante i sei anni di formazioneLaura ha maturato il sogno di far conoscere la sua passione per la gastronomia italiana ad un pubblico raffinato come quello dei gourmet francesi. Era sicura che Parigi fosse sensibile e ricettiva alla cucina del suo Paese. Oggi Laura è un’esperta di cucina a tutto tondo e un’ambasciatrice della buona forchetta all’italiana. Scrive libri che parlano di prodotti e ricette del Bel Paese, collabora con le rubriche food di diversi magazine e organizza catering per aziende e privati. Gli odori e i profumi, che durante i giorni di festa, provenivano dalla cucina di sua zia, non dovevano rimanere solo un piacevole ricordo. «La nostra è una cucina istintiva, centrata sul prodotto, gustosa ma semplice a cui i Francesi non sono abituati. Nonostante i ristoranti italiani non manchino, a Parigi è difficile trovare il ristoratore che propone piatti con ingredienti autentici. La gastronomia francese è più complessa, concettuale e sperimentale. Un esempio contemporaneo è la fusion, che associa prodotti d’origini diverse. Nei miei catering propongo solo ingredienti autentici e i miei clienti hanno capito che solo il vero cappero di Pantelleria potrà dare ad un piatto il sapore che sperimenterebbero se fossero in Sicilia».
Capperi, radicchio di Treviso, Parmigiano, Prosciutto di Parma, lardo di Colonnata, ricotta pugliese, che per noi sono solo gli ingredienti di una piacevole abitudine, per lei sono diventati gli strumenti essenziali per diventare competitiva nel settore della ristorazione parigina.
Oggi la sua è diventata un’impresa che coinvolge una nicchia di mercato ben precisa. Ma Laura prende le distanze da un certo modo di intendere il suo lavoro come un business. «Sono una persona di poche parole perché il prodotto che propongo esprime già in sé tutto il suo valore e chi lo capisce ha fiducia in me, quindi cerco di lavorare solo con clienti che mi danno ‘carta bianca’. Per esempio, non faccio menu standard per organizzare i miei eventi, mi avvalgo solo del "sur mesure". Una delle mie soddisfazioni è che sono riuscita a farmi strada rimanendo indipendente».
Oggi la stampa francese la definisce créatrice culinaire. Si può ben dire che questa ambasciatrice della buona forchetta italiana è riuscita a farsi strada e diventare parte dell’universo gastronomico parigino. 

Ilaria Casati, l'italiana che insegna alle francesi l'arte del vestire chic L’ultima borsa Prada, il nuovo profumo Moschino, come diventare impeccabilmente affascinanti al primo appuntamento. Chi di voi non ha sognato almeno una volta di essere nella redazione o dietro il palcoscenico di un magazine di moda? Il serbatoio delle tendenze, lo specchio della nostra società.
I web magazine sono i nuovi catalizzatori del mercato dei desideri e le giornaliste in queste redazioni decidono cosa ci fa sognare nel 2012. Ilaria Casati è una di loro. Responsabile moda del sito di Elle Francia, settimanale di culto nel Paese, ha il compito di far diventare notizia i nuovi fenomeni moda della società.
Ilaria è cresciuta tra l’Italia e la Francia e oggi vive a Parigi. Dopo aver studiato a Roma si è spostata a Bruxelles, per lavorare come giornalista politica. Ma ben presto è tornata nella capitale francese per specializzarsi in Management dei Media in una rinomata università d’economia. Nel 2009 Mondadori lancia la versione francese di Grazia. Ilaria conosceva benissimo il magazine e in seguito a un colloquio, è stata presa per lavorare nel giornale on-line. Quindi il passaggio a Elle Francia.
Oggi non ha nemmeno 30 anni e conosce bene il suo target, la donna, ma sopratutto conosce bene quella francese.
«La parigina vuole sembrare negligente, ha uno stile diverso da quello della donna italiana. Se la donna italiana assume pienamente la sua sensualità con dei particolari over sexy, e con un’eleganza più costruita e curata nei minimi dettagli, la donna francese offre di sé un’immagine apparentemente più naturale. Esprime una sensualità giovane: meno evidente, più nascosta. Sembra poco truccata, porta una t-shirt senza il reggiseno, è consapevole della sua sensualità, ma la mostra solo quando vuole».
Questa negligenza che maschera la spontaneità femminile è anche caratteristica di Ilariae, che vuole, con un’attitudine très chic, darci qualche consiglio sulle ultime tendenze: “In uno dei miei articoli suggerisco alle donne le novità per valorizzare il proprio look. Pantaloni rigati, sopra la caviglia, con i tacchi , scarpe da uomo, con vestitini, super femminili. Non bisogna aver paura di mischiare stampe e colori, di usare materiali scintillanti, con tenute più casual».
Le chiedo in ultimo com’è lavorare a contatto con il mondo della moda a Parigi: «Amo il mio lavoro, ma ho imparato che non bisogna vivere solo per quello. Mi piace, che qui, chi lavora nella moda, riesce a mantenere una sana distanza tra la vita privata e il lavoro».
Dopo aver familiarizzato con la cucina francese, Laura è diventata in breve tempo responsabile cucina da Ladurée ai grandi magazzini Printemps. Poi decide di tornare alle origini e si specializza in un tipo di cucina semplice, leggera e sana, puntando sui migliori prodotti italiani. Ma Laura non è solo una créatrice culinaire come la chiamano i francesi, oggi è diventata un’autrice di libri gastronomici specializzati nella cucina italiana e responsabile del catering per aziende e privati. «Col tempo, quello in cui credi, prende forza. I miei clienti si rendono subito conto che un cappero di Pantelleria, anche uno solo, può dare ad un piatto un sapore italiano autentico» spiega. Per il lancio del suo nuovo libro, « Pizza », siamo andati a trovarla alla Cocotte, un luogo di ritrovo per gli appassionati di gastronomia: il suo libro infatti non è solo una guida alla preparazione, ma anche un carnet d’indirizzi giusti per comprare gli ingredienti. Laura è esigente a tavola: « Amo la cucina italiana, ma quando esco a mangiare provo cose nuove e faccio attenzione anche all’accoglienza. Per un pranzo leggero da mezzogiorno, mi reco da Coutume Café. Dove hanno anche una gran bella selezione di caffé. L’unico posto dove apprezzo la fusion è Kitchen Gallery Bis, la cucina di William Ledeuil, insieme asiatica e mediterranea ha prezzi abordabili. Invece se cercate un ristorante per apprezzare la cucina contemporanea a prezzi ragionevoli vi consiglio Septime». Laura è riuscita a portare la sua tradizione culinarea con eleganza, all’estero.



 

lunedì 19 marzo 2012

teatro valle occupato

Al Teatro Valle di Roma gli occupanti non mollano e sono pronti a presentare la loro idea per il rilancio della struttura: la Fondazione Teatro Valle.
"Presenteremo a breve lo statuto della futura Fondazione Teatro Valle Bene Comune - spiegano . Sara' il primo passo di un processo partecipativo e condiviso per arrivare alla sua costituzione. Come già affermato in passato, quello che ci spinge a lasciare fuori dalla porta le istituzioni è il desiderio di creare uno spazio di partecipazione diretta per i cittadini e la comunità degli artisti. Ci siamo dati la possibilità di immaginare nuovi modi di vivere''.
"Il Valle Occupato - continuano - e' diventato il simbolo di una lotta che va ben oltre le pareti del teatro. Lo stato di emergenza in cui si trova il settore culturale nel nostro paese è frutto dell’assenza di progettualità e dei tagli violenti che hanno colpito in questi ultimi anni teatri, musei, cinema, istituzioni culturali, ricerca e istruzione, portando alla progressiva dismissione del sistema pubblico. Al Valle vogliamo denunciare un bisogno di cambiamento radicale e rilanciare proposte e idee che nascano da una lotta partecipata e dall’affermazione del bene comune come modello socio-economico innovativo. Ci siamo posti l’obiettivo ambizioso di affrontare la crisi finanziaria e culturale della nostra società attraverso la riappropriazione dei tempi necessari per una riflessione seria e un confronto reale."Il nostro è un percorso che non lascia spazio a scorciatoie. Ci riprendiamo il nostro presente per costruire il nostro futuro" concludono.
Fondazione Teatro Valle Bene Comune
E’ possibile partecipare e diventare quindi socio fondatore effettuando un versamento tramite bonifico on-line*
ECCO LE COORDINATE
C/O BANCA ETICA
IBAN IT 28 F 05018 03200 000000558877
solo per bonifici dall’estero BIC/SWIFT CCRTIT2T84A
INTESTATARIO COMITATO VALLE BENE COMUNE
chi effettua il bonifico dovrà mandare una mail a
vallebenecomune@gmail.com
indicando i seguenti dati: nome e cognome/data di nascita/e-mail/n. di telefono/importo versato
quota minima 10 €
*è possibile effettuare la sottoscrizione anche presso il Teatro Valle Occupato
Al 23 febbraio 2012 oltre 1.500 persone lo hanno già fatto!

Via del Teatro Valle 21, 00186

 

domenica 18 marzo 2012

Facebook a Cuba

Uno studente si piazza davanti allo schermo e si guarda intorno per vedere se cʼè qualche professore nelle vicinanze. Accede al suo account di Facebook con un sorriso stampato sulla faccia, ma senza perdere di vista la porta. Nel giro di pochi minuti si mette a discutere con un amico che vive a Berlino e a spedire messaggi a unʼex fidanzata che adesso vive a New York. Allʼimprovviso qualcuno entra nel laboratorio d’informatica e il giovane comincia a far finta di leggere uno dei tanti siti ufficiali pieni di mezze notizie. Una volta scampato il pericolo, torna al social network fondato da Mark Zuckerberg.
Qualche mese fa il governo cubano ha lanciato un sito per cercare di frenare lʼuso di Twitter, Facebook e Myspace sullʼisola. Nonostante i limiti dellʼaccesso a internet, i giovani sono in preda alla febbre da social network. Molti si limitano a scambiare qualche battuta, a cercare un partner o a ritrovare vecchi conoscenti, ma cʼè anche chi condivide opinioni e notizie. A preoccupare di più le autorità cubane è proprio questo flusso d’informazioni che passa attraverso la rete. Ecco perché hanno creato un sito nazionale a cui possono accedere solo utenti che vivono a Cuba e che è sottoposto a un rigido controllo sulle critiche contro il governo.
Ma i cubani preferiscono i social network internazionali. Per questo nelle istituzioni che hanno accesso a internet e nelle scuole in cui è possibile connettersi qualche ora al mese, gli studenti fanno tutto il possibile (e l’impossibile) per intrufolarsi nella pagina blu, bianca e vietata di Facebook.

sabato 17 marzo 2012

Bambini senza sbarre

Quasi 100.000 bambini in Italia hanno un genitore in carcere. Tra colloqui penitenziari e pregiudizi, una associazione li aiuta a vivere questa condizione. Abbiamo intervistato Lia Sacerdote, presidente di Bambinisenzasbarre

Hanno tra gli 1 e i 14 anni, sono perlopiù italiani, vivono pieni di vergogna e con un genitore solo: l'altro lo incontrano dopo un'ispezione, davanti ai piantonamenti e mai per più di un'ora, mentre un rumore incessante di sottofondo gli ricorda in continuazione dove si trovano. Sono i bambini che entrano in carcere per visitare un genitore detenuto. Centomila all'anno, solo in Italia. Un'esperienza traumatica, che si ripete 6, 8 volte al mese, anche per molti anni. A Milano c'è un'associazione che li aiuta. È Bambinisenzasbarre, nata nel 2002 e oggi faro a livello europeo per questo tipo di assistenza, con pubblicazioni adottate anche nelle università. Obiettivo dell'associazione è non solo quello di stare accanto ai piccoli, ma anche a entrambi gli adulti, quello dentro e quello fuori, per tutelare un rapporto genitoriale messo a durissima prova. Babinisenzasbarre ha portato uno “Spazio giallo” a San Vittore e Bollate, ora previsto anche a Opera, in cui delle persone specializzate fanno giocare i bambini e percepiscono eventuali tensioni prima di ogni colloquio. D.it ha intervistato in esclusiva la presidente di Bambinisenzasbarre, Lia Sacerdote.

Come reagiscono i bambini nell'attesa di un colloquio col genitore detenuto?
Operiamo in tre carceri milanesi che sono diverse fra loro, perciò diverse sono anche le reazioni dei bambini. A San Vittore si trovano persone in attesa di giudizio, a Bollate i condannati e infine c'è il carcere di Opera, un carcere di massima sicurezza, per esempio per reati mafiosi. Queste differenze influiscono sui bambini che aspettano. Di solito l'arresto è improvviso ed è un momento di massima tensione, i bambini che arrivano a San Vittore sono più nervosi perché non capiscono cosa sia successo. Le altre due carceri rappresentano la fase successiva, in cui i bambini hanno più chiaro cosa accade. Vivono sempre un'esperienza molto forte, però con delle differenze legate per l'appunto alla fase che stanno attraversando.

Se il bambino chiede che reato ha commesso il genitore, come affrontate l'argomento?
È molto difficile che il bambino ponga queste domande. La nostra attività fondamentale, se così si può dire, è l'ascolto del bambino, che molto presto capisce che qualcosa di grave è successo in famiglia. C'è un tabù a riguardo. Il bambino ha paura a parlarne, sente che è qualcosa di sbagliato.

Aiutate il bambino a rompere il tabù o lo rispettate?
Noi rispettiamo il tabù del bambino, ma aiutiamo gli adulti a romperlo. Il bambino non deve perdere la fiducia nei legami familiari e affettivi. Aiutiamo i genitori a capire che è importante che il bambino sappia. C'è una falsa credenza secondo la quale il bambino dovrebbe evitare il contatto con il carcere. Invece no: non sapere la verità crea un fantasma negativo che permane, ed è da questo che nasce il problema.

I genitori sono concilianti verso di voi, rispettano il vostro ruolo?
Superando una possibile diffidenza capiscono che diamo aiuto. Il nostro intervento comunque avviene sempre su richiesta del genitore.

Voi siete presenti al colloquio con il genitore in carcere?
Siamo presenti con due operatrici a San Vittore la domenica mattina, quando le madri possono parlare con i bambini per due ore. Un colloquio così lungo può essere faticoso per i bambini.

Certi reati, come quelli di mafia, derivano da una cultura che può investire anche il bambino. I figli di persone arrestate per reati mafiosi reagiscono diversamente rispetto agli altri bambini?
Negli altri tipi di reato si vede sempre che il genitore detenuto elabora la propria esperienza in carcere fino a capire quanto sia importante che il bambino conosca la verità anche per fare scelte diverse. Nei casi di reati di mafia spesso c'è una visione diversa: il padre viene visto come vittima del sistema giudiziario. Il bambino vive immerso in una cultura dove la legalità non è un valore.

Voi però non potete intervenire da questo punto di vista, giusto? Siete lì per ascoltare e aiutare, non correggere una cultura di fondo.
Si tratta di un processo lento e ampio: oltre a noi c'è anche l'istituzione carcere che può svolgere un ruolo importante se si pone in modo diverso.

E il carcere è attento ai bambini in visita?
Devo dire che nei 10 anni di attività abbiamo visto una trasformazione anche culturale. Il carcere si è reso conto sempre di più che deve fare i conti con i bambini. Noi vediamo 100-150 bambini a settimana. Il carcere deve attrezzarsi con gli spazi e gli operatori in grado di accoglierli. La Lombardia è una regione pilota in tal senso. Il provveditore della Lombardia ha organizzato un corso di formazione dedicato in particolare agli agenti della polizia penitenziaria in tutte le carceri della regione. A proposito, nel 2011 si è conclusa una ricerca europea sull'impatto della detenzione dei genitori sui figli. Noi abbiamo collaborato alla ricerca per l'Italia. Il dato più sconcertante che ne è scaturito è che tutti gli operatori hanno dichiarato di non essere preparati.

Effettivamente non si sa molto di questi temi, neanche fuori dal carcere.
Il carcere è considerato un fenomeno separato e invece coinvolge una grande parte della società civile. Basti pensare che solo a Milano sono 5000 i bambini che ogni anno entrano in prigione per visitare un genitore. Il carcere non è così distante come si pensa. Basti pensare ai tanti insegnanti che in classe hanno un figlio di detenuto e non sanno come comportarsi. Posso ricordare una cosa importante per la nostra associazione? Siamo stati scelti dal Teatro della Scala di Milano per una prova aperta. Il 21 aprile alle 10:30 Stefano Bollani, suonerà un programma dedicato a George Gershwin, sotto la direzione di Riccardo Chailly. Il ricavato sarà devoluto all'associazione. Chi vuole può andare alla Scala a un prezzo assolutamente speciale, dai 15 ai 30 euro, e aiutarci a portare avanti il nostro lavoro. E magari conoscerci più da vicino.

sabato 3 marzo 2012

Palermo 0 - 4 Milan ; Juventus 1 - 1 Chievo


Il Milan è più forte con o senza Ibra ?
Beh , dopo stasera emerge che Ibra , quando gioca , è sempre il migliore .
Il Milan rifila 4 reti al Palermo , in Sicilia . Lo svedese ne fa 3 , l'altra rete di Thiago Silva .
Questa è una vittoria molto importante in chiave scudetto , anche perchè la Juve ci mette il suo .
I bianconeri infatti , ottengono nuovamente un pareggio con una piccola , in questo caso , il Chievo .
Con il primo gol di De Ceglie in Serie A , la Juventus trova il vantaggio nel primo tempo , poi piano piano si perde .
Un Vucinic inguardabile e un pò di sfortuna ( Barzagli e Chiellini infortunati durante la partita ) inchiodano la Juve sull' 1 - 1 . A segnare per il Chievo è Dramè , complice Bonucci .
La Juve ci prova , ma a chiudere davanti è il Chievo , e alla fine , dopo 5' di recupero  la partita termina .
Per i bianconeri però , c'è una partita da recuperare Mercoledì , a Bologna .
Se la Juve non vincerà , non si riporterà in cima alla classifica ( anche se a pari punti col Milan ) , e data la delusione e il crollo psicologico , non sarà semplice . Ora il Milan è davvero favorito .
                                                                                  ( Gianluca G. )